Lancio del disco

La citazione nell’Iliade, o la perfezione del discobolo di Mirone, esempio di grazia ed eleganza, ma anche di potenza e concentrazione, è l’emblema di quanto la specialità del lancio del disco affondi le proprie radici nell’antichità. Una pedana circolare, lanciatori strutturati, un disco che pesa 2 kg per gli uomini e 1 kg per le donne e che va scagliato verso l’orizzonte, più lontano che si può. È importante restare all’interno del ‘cerchio’, altrimenti il lancio è nullo e la misura non è valida.
I tedeschi Jürgen Schult (74,08 nel 1986) e Gabriele Reinsch (76,80 nel 1988) continuano a detenere i primati mondiali della specialità. L’Europa, al maschile, ha monopolizzato la scena globale del disco dagli anni Ottanta in poi: da Mosca ai giorni d’oggi soltanto medaglie d’oro europee alle Olimpiadi, e 18 volte su 19 edizioni dei Mondiali hanno vinto gli atleti europei.
Nessun atleta aveva mai vinto prima di lui quattro titoli olimpici consecutivi nella stessa specialità dell’atletica: c’è riuscito il discobolo statunitense Al Oerter (da Melbourne 1956 a Città del Messico 1968). Dopo di lui soltanto Carl Lewis nel salto in lungo. Tutti i lanci devono essere effettuati dentro una gabbia che assicuri l’incolumità degli spettatori, degli ufficiali di gara e dei concorrenti, e che sia in grado di bloccare un disco che si muove ad una velocità sino a 25 metri al secondo.
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