Salto in alto

Il salto in alto combina forza, agilità e grazia in un unico movimento acrobatico. È una delle discipline più affascinanti dell’atletica leggera, in cui il corpo dell’atleta può ruotare e assumere delle forme differenti nel cercare di superare un’asta orizzontale posizionata ad una determinata altezza. Non esiste una regola su come saltare, l’importante è farlo staccando solo un piede da terra. 

Ogni atleta può scegliere a che altezza entrare in gara. Ma una volta effettuato un salto a quella altezza, nessuno può entrare ad una misura inferiore. Durante la competizione, l’atleta ha 60″ di tempo per saltare da quando viene chiamato; quando rimangono 2-3 atleti ne ha 90, quando rimane un atleta ha 3 minuti. Dopo tre salti falliti consecutivi è eliminato. Vince chi salta più in alto. Se due o più atleti saltano la stessa altezza massima, vince chi ha fatto meno errori a tale misura.

Negli anni sono state sviluppate diverse tecniche di salto in alto. Lo stile cosiddetto “ventrale” è stato gradualmente sostituito dalla tecnica “Fosbury Flop”, introdotta da Dick Fosbury negli anni ’60. Questa tecnica rivoluzionaria ha permesso ai saltatori di superare altezze incredibili, con un salto “dorsale”, ovvero con la schiena rivolta verso l’asticella.

Oggi il salto in alto è diventato una disciplina altamente specializzata, con atleti che affinano le proprie abilità attraverso la pratica costante e l’analisi tecnica. La precisione nel posizionamento del corpo, l’uso delle braccia e la coordinazione sono fondamentali per il successo nel salto in alto moderno.

Il record del mondo maschile di salto in alto è di 2,45 metri, stabilito dal cubano Javier Sotomayor nel 1993, mentre il record femminile è di 2,09 metri, stabilito da Stefka Kostadinova della Bulgaria nel 1987 a Roma in occasione dei Mondiali disputati allo Stadio Olimpico.

Oltre alla sua evoluzione storica e tecnica, ci sono molte curiosità interessanti associate al salto in alto:

Niente spareggio a Tokyo: in questa specialità esiste lo spareggio per la vittoria (in caso di stessa misura finale, stessi errori a quella misura e stesso numero di errori nell’intera gara), ma alle Olimpiadi di Tokyo Gianmarco Tamberi e Mutaz Barshim hanno deciso di condividere la medaglia d’oro, senza procedere allo spareggio.

I materiali: l’asticella è lunga 4 metri e deve essere in fibra di vetro, o altro materiale adatto (ma non di metallo), di sezione circolare, salvo le parti terminali.

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