400 metri

“Il giro della morte”: basta chiamarlo così per tratteggiarne i contorni. Un giro di pista intero, massacrante, ‘a tutta’, senza respiro, una combinazione di velocità e resistenza.

Si scatta dai blocchi e si corre interamente in corsia, con partenze che non avvengono tutte sulla stessa linea, ma su linee diverse, così che anche gli atleti delle corsie esterne possano percorrere quattrocento metri e non di più.

Nella finale olimpica di Rio de Janeiro 2016 il sudafricano Wayde Van Niekerk ha sfiorato il muro dei 43 secondi: 43.03 è il crono-record. In Europa, il britannico Matthew Hudson-Smith è fresco di primato: 44.26 ai Mondiali di Budapest 2023 per spostare dopo trentasei anni lo storico limite fissato dal tedesco Tomas Schonlebe ai Mondiali di Roma ’87 (44.33). Al femminile è ancora imbattibile il 47.60 della tedesca Marita Koch nel 1985.

 

La vittoria del britannico Eric Liddell alle Olimpiadi di Parigi 1924 è raccontata nel capolavoro cinematografico “Momenti di gloria”. L’olandese Femke Bol, peraltro primatista mondiale indoor dei 400 metri, è stata l’unica donna in grado di vincere l’oro europeo dei 400 e dei 400hs nella stessa edizione continentale, a Monaco 2022.
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