Ci ha messo 21 anni, ma ce l’ha fatta. La Roma Appia Run, nata nel 1998, ha centrato l’obiettivo nel 2019: una via intitolata ad Abebe Bikila.

Per la precisione nel quartiere della Cecchignola. Nel frattempo, la gara è diventata grande e ha vissuto nel suo viaggio negli anni l’emozione di ospitare la moglie del grande etiope, Yewibdar. “È qui”, le hanno detto gli organizzatori quando l’hanno accompagnata a visitare il museo delle Mura all’Arco di Druso. Lei ha guardato in basso verso la strada e ha pensato a quel 1960 in cui Bikila staccò il marocchino Rhadi e si involò verso un altro Arco, quello di Costantino.

Se Bikila è la fonte di ispirazione della corsa che si svolge generalmente nel mese di aprile, con l’organizzazione dell’Acsi Italia, la cartolina dell’Appia Run è la veduta dall’alto del vialone di Caracalla, il penultimo rettilineo del percorso verso l’oro di Abebe, valorizzata dall’occhio dei droni.

Anche la We Run Rome, la gara dell’ultimo dell’anno, parte su questo palcoscenico tradizionalmente molto podistico. Ma ora eccoci a primavera. Tutti a riempire il vialone e a cominciare a pensarsi un po’ Bikila prendendo la strada verso l’Appia Antica e i suoi mitici basoli, il Parco della Caffarella, il Circo di Massenzio mozzafiato e mille altre suggestioni. Provando all’arrivo, allo stadio Nando Martellini, a fare come il grande Abebe: niente crolli dopo la fatica, ma un imperturbabile stretching defaticante. Considerando che lui corse la maratona e i podisti dell’Appia Run una corsa che è meno di un terzo di quella distanza, ci si può provare…