Cinquant’anni fa Roma ospitò per l’ultima volta i Campionati Europei di Atletica Leggera. Aspettando l’avvio delle gare di Roma 2024, in programma dal 7 al 12 giugno (clicca qui per acquistare biglietti e abbonamenti), riviviamo alcuni dei momenti più iconici e memorabili dell’edizione nel 1974.

L’exploit di Holmen sui 3000 metri femminili

La Finlandia è un Paese con una grande tradizione sulle lunghe distanze, ma l’unica medaglia d’oro a Roma 1974 fu conquistata nei 3000 metri femminili.

Prima di allora nessuna donna finlandese aveva mai ottenuto una posizione migliore del sesto posto in una finale su pista ai Campionati Europei di Atletica Leggera. Nina Holmen scrisse una pagina di storia, staccandosi da un gruppo di sei atlete e conquistando il titolo grazie a un ultimo giro corso in 61.9, per poi concludere in 8:55.10, il secondo tempo più veloce mai registrato fino a quel momento.

La Holmen si distinse in una gara ad alto livello competitivo che includeva la detentrice del record mondiale sovietico Lyudmila Bragina (8:56.09) e la britannica Joyce Smitj (8:57.39), che debuttò nelle competizioni internazionali all’età di 36 anni, 14 anni dopo aver mancato per un soffio l’ingresso nella squadra britannica degli 800m alle Olimpiadi nel 1960 – anch’esse tenutesi a Roma – e 10 anni prima di gareggiare nella maratona olimpica inaugurale di Los Angeles, all’età di 46 anni.

Il contributo della famiglia Holmen all’atletica è proseguito fino agli anni 2000. Il figlio di Nina, Janne, ha vinto il titolo della maratona ai Campionati Europei di Atletica Leggera del 2002 a Monaco

La strepitosa doppietta di Szewinska 

Otto anni dopo aver vinto tre medaglie d’oro ai Campionati Europei del 1966, Iren Szewinska tornò sul gradino più alto del podio. La velocista e lunghista polacca centrò una doppietta nelle gare di velocità contro un’atleta che era reduce da una straordinaria serie di 90 vittorie tra il 1970 e il 1974, inclusa un doppio successo nei 100 e 200 metri ai Campionati Europei nel 1971.

Ma a Roma la tedesca Renate Stecher dovette cedere entrambi i titoli alla Szewinska, tornata al suo massimo livello dopo essersi classificata sesta dietro la Stecher nel 1971.

La Szewinska iniziò la straordinaria settimana romana vincendo il suo primo titolo europeo nei 100 metri in 11.13, nonostante un vento contrario di 1,2 m/s, prima di raddoppiare la gioia battendo la Stecher anche nei 200 m in 22.51 con un vento contrario di 2,7 m/s.

Szewinska aggiunse al suo bottino una medaglia di bronzo nella staffetta 4×100, prima di concludere la sua carriera con uno strepitoso tempo di 48,5 nella staffetta 4×400. Nonostante la sua frazione, le polacche non riuscirono a conquistare una medaglia, piazzandosi al quarto posto, ma il tempo della Szewinska fu il più veloce mai registrato fino ad allora nella staffetta 4×400.

L’inarrestabile accelerazione di Susanj

La finale degli 800 metri maschili a Roma nel 1974 vide la partecipazione di tre dei più talentosi ed eccentrici esponenti della specialità, che diedero vita a una sfida avvincente.

“È mai esistito un atleta degli 800 metri dotato di un’accelerazione così devastante come Luciano Susanj? C’è mai stato un atleta così brillante negli 800 metri, all’età di soli 18 anni, come Steve Ovette? E c’è mai stata una stella degli 800 metri così acclamata come Marcello Fiasconaro? Gli sforzi di questi tre straordinari campioni hanno reso questa una gara da ricordare” scrisse la rivista britannica Athletics Weekly.

Sostenuto dal pubblico di casa, l’azzurro Fiasconaro corse i 200 metri in 24.5 e i 400m in 50.1 – descritti da Athletics Weekly come “uno sforzo estremo”, ma questi eroici sforzi non furono sufficienti per contrastare Susanj, che accelerò in testa dopo 180 metri e creò un gap di 15 metri per la vittoria in 1:44.07. Questo rimane il secondo tempo più veloce di sempre nella storia dei Campionati Europei di Atletica Leggera.

Nella lotta per gli altri due gradini del podio, il diciottenne Ovett conquistò la sua prima medaglia importante con l’argento in 1:45.76, record europeo U20, mentre il finlandese Markku Taskinen vinse il bronzo in 1:45.89. Un Fiasconaro sconsolato alla fine si piazzò al sesto posto in 1:46.28.

Nel dopo gara, Susanj commentò: “Fiasconaro è partito troppo velocemente. Sapevo che non avrebbe potuto mantenere quel ritmo”.

L’ultimo a scendere in pista quel giorno fu il tedesco Willi Wulbeck, che avrebbe poi vinto il primo titolo mondiale degli 800 metri a Helsinki 1983.

Lo scatto di Foster per l’oro nei 5000 metri

Bastarono solo 8 secondi a Brendan Foster per scattare in testa nella finale dei 5000 metri a Roma 1974 e il britannico non mollò mai la testa della gara. “È stato un dominio totale: una gara positiva, decisa, sfidante” come lo descrisse Athletics Weekly.

Sfidando l’85% di umidità e l’alta temperatura dell’aria nella capitale italiana, Foster mise in ginocchio i suoi avversari, tra cui il campione olimpico dei 5000 e dei 10.000 del 1972, il finlandese Lasse Viren, che tentò coraggiosamente di tenere testa a Foster prima di crollare, dopo che il britannico fece un ottavo giro in 60,2 secondi.

Il tempo vincente di Foster di 13:17.21 fu il record dei Campionati e gli permise di vincere con sei secondi di vantaggio sul tedesco Manfred Kuschmann (13:23.93) e su Viren (13:24.57), il cui bronzo nei 5000 metri fu l’unica medaglia europea della sua carriera, durante la quale vinse quattro ori olimpici.

L’oro di Mennea fa impazzire lo Stadio Olimpico

Dopo essersi aggiudicato l’argento nella finale dei 100 metri dietro il campione in carica Valeriy Borzov, Pietro Mennea si laureò campione europeo dei 200 metri correndo nella corsia numero 2 di fronte a 60.000 tifosi entusiasti che avevano riempito lo Stadio Olimpico.

“Vengo da una piccola città chiamata Barletta. L’hanno quasi distrutta il mese scorso quando ho vinto il campionato nazionale. Immagino che stasera ci sarà il caos”, commentò Mennea dopo aver vinto la prima e unica medaglia d’oro che fu conquistata dall’Italia a Roma 1974.

Grazie a quell’impresa, Mennea emulò il suo eroe Livio Berutti, che aveva conquistato l’oro olimpico dei 200 metri nello stesso stadio durante le Olimpiadi del 1960. Mennea avrebbe poi fatto lo stesso imitando il suo “maestro” e vincendo l’oro olimpico nei 200 metri nel 1980.

Simeoni e Dorio, l’ascesa di altre due stelle italiane

Sebbene non fu delle edizioni migliori per gli atleti italiani, che il prossimo giugno cercheranno di migliorare il bottino di cinque medaglie conquistate nell’edizione del 1974, la carriera internazionale di due delle più grandi atlete italiane ebbe una svolta proprio allo Stadio Olimpico nel 1974.

Sara Simeoni vinse il bronzo nella finale del salto in alto femminile circa quattro anni prima di vincere l’oro ai Campionati Europei  del 1978, eguagliando il record mondiale di 2,01 metri. Come Mennea, la Simeoni avrebbe poi vinto l’oro olimpico nel salto in alto nel 1980.

E solo due mesi dopo aver festeggiato il suo diciassettesimo compleanno, a Roma 1974 Gabriella Dorio si qualificò per la finale dei 1500 metri – quella fu la seconda volta che la specialità venne disputata durante ai Campionati Europei di Atletica Leggera – dove ottenne un incoraggiante nono posto.

Anche la Dorio avrebbe poi vinto l’oro olimpico, anche se avrebbe dovuto aspettare un decennio prima di ottenerlo ai Giochi Olimpici di Los Angeles del 1984 nella finale dei 1500 metri femminili.