Dicono fosse isolato, taciturno. Che mangiasse solo a colazione. Che fosse timido ma anche violento. Di certo, aveva un’altra caratteristica: gli piaceva l’atletica. L’imperatore Domiziano l’amava forse più dei gladiatori del vicino Colosseo la cui costruzione fu completata proprio durante la sua epoca.

Il suo momento di gloria scoccava quando indossava la toga di stoffa greca e assisteva agli agones, che trovarono con lui una casa strepitosa: lo stadio di Domiziano, il piano di sotto dell’attuale Piazza Navona, i cui resti possono essere visitati oggi in un’atmosfera di grande suggestione.

C’è da provare a chiudere gli occhi, spingere il pulsante della macchina del tempo e finire nell’Antica Roma, 86 anni dopo Cristo. Ecco allora lo scatenarsi delle gare, in particolare un pentathlon molto diverso da quello di oggi: lancio del disco e del giavellotto, lotta, salto in lungo con gli immancabili halteres, i pesi che aiutavano (!) rincorsa e balzi, la corsa. Il campo di gara era lungo 268 metri. E c’erano 30mila persone ad applaudire, più propense a inneggiare pugilato e pancrazio (la lotta dei tempi) che il corri-salti-lanci di allora. La vita dello stadio durò circa tre secoli. Nel frattempo, l’agone diventò navone e poi Navona, il nome della piazza. Piazza che è tornata negli anni palcoscenico dell’atletica: il salto con l’asta, l’ora per gli amatori, il miglio per i top runner e ora ci passa anche la maratona. Insomma, tanta atletica. Domiziano ne sarebbe orgoglioso.