Sembrava quasi che Giorgio Calcaterra volesse aspettare l’apertura al pubblico di Villa Pamphilj per venire al mondo.

Il 1972 è infatti l’anno della nascita del centochilometrista più famoso, collezionista di maratone e uomo simbolo dell’atletica fuori dagli stadi. Ma anche quello in cui, il comune di Roma può finalmente aprire le porte del grande parco che negli anni diventerà il polmone verde ideale per gli amanti del jogging. Calcaterra e Villa Pamphilj o a Villa Pamphilj, una sorta di sindaco di questi viali che conosce metro su metro e su cui si allena praticamente da sempre, da quando – il 14 marzo del 1982 – scoprì la corsa affrontando con suo padre la Stracittadina dell’allora nascente Romaratona. Difficile calcolare quanti chilometri abbia percorso all’interno di Villa Pamphilj. Tanti, tantissimi. Con il sole, la pioggia o la neve.

Tempo fa, Giorgio mise insieme i suoi stati d’animo di quando correva in Villa. “1 gennaio, ore 7, nebbia che si alza dai prati, piccole stalattiti sulle fontane, laghetto ghiacciato”. E ancora: “21 marzo, ore 10, cielo azzurro, mimose fiorite sugli alberi, margherite sui prati e ragazze allegre che corrono”. Prima di una 100 chilometri la sua abitudine è un lungo, infinito allenamento su questi sentieri. Una volta, nel 2007, entrò all’ora di pranzo e corse per 88 chilometri fino alla chiusura. Impossibile calcolare quante persone abbia incontrato. Sicuramente è uno che dà del tu a questo luogo, a queste atmosfere, a questi scenari.

Insomma, ogni volta che si entra in Villa, magari per camminare o correre o semplicemente per leggere su una panchina, non puoi non pensare che da un momento all’altro possa uscire lui, con il suo sorriso, la sua falcata, le sue occhiate a ciò che lo circonda. Questa è casa sua.