Che fine avranno fatto le ragazze e i ragazzi di quel giorno? Il giorno in cui, il 4 dicembre del 2004, Pietro Mennea si infilò cappotto e sciarpa e rispose “arrivo” alla telefonata di Pino Papaluca, barbiere e ultramaratoneta protagonista di mille imprese, dalla Amman-Bagdad contro l’embargo in Iraq alla Mosca-Roma per la pace nell’anno del Giubileo del 2000, tutto rigorosamente a piedi.

A Roma, Pietro ha vissuto e vinto tantissimo, e a lui sono dedicati tanti luoghi della capitale. Non solo, infatti, il meraviglioso Stadio dei Marmi a due passi dal Coni: ad esempio, recentemente è stata rinnovata e intitolata al velocista pugliese anche la pista del plesso scolastico “Rosa Parks” a Centocelle. Ci sono tante immagini che testimoniano le sue gesta romane, dal trionfo nei 200 metri degli Europei del 1974 alla prima edizione del Golden Gala del 1980 quando ribadì il successo olimpico davanti agli statunitensi che il giorno della sua vittoria allo stadio Lenin non c’erano per il boicottaggio.

Eppure, questo scatto autunnale, all’ingresso di Villa Ada, lui con il megafono e loro con la maglietta della “Corsa della pace e per i diritti” organizzata da Papaluca, ha una dolcezza strepitosa. Quel giorno, Pietro parlò della Casa del Nino in Perù, nell’ambito di una raccolta fondi organizzata proprio dal barbiere ultramaratoneta. Non fu la sola occasione. Perché a un certo punto della sua vita, Mennea scelse di portare in giro le sue medaglie d’oro per legarle a tante iniziative sociali. E diventò campione olimpico un’altra volta.